di M.C.
Sabato 26 novembre alle ore 21, presso il Teatro Asioli di Correggio, la MM Contemporary Dance Company di Michele Merola propone al pubblico una nuova produzione che trae ispirazione dal repertorio di balletto del ‘900.
Si tratta di due titoli di grande richiamo entrambi messi in scena a Parigi, agli inizi del secolo, dai Ballets Russes di Diaghilev: LE SILFIDI, nella versione del coreografo spagnolo Gustavo Ramirez Sansano, artista che da anni crea lavori per importanti compagnie come, tra le altre, il Nederlands Dans Theater, il Balletto di Amburgo, la Hubbard Street Dance Chicago, la Compania Nacional de Danza, e PULCINELLA, ad opera di Michele Merola, direttore artistico e coreografo principale della MM Contemporary Dance Company.
Ramirez Sansano nella sua rivisitazione rispetta e ricerca il fascino e le atmosfere del balletto originale, volendo, però, conferire umanità alle protagoniste. Si serve per questo di una breve narrazione, nella quale ciascuno dei danzatori simboleggia una certa ispirazione.
Il coreografo per i corpi dei danzatori che in questo caso non saranno esclusivamente femminili,sceglie movimenti che sentono e traducono la musica, movenze che parlano, e sono il cuore della musicalità mentre volano sui preludi, i notturni, i valzer di Chopin, in un viaggio sospeso tra realtà e sogno. Obiettivo dichiarato da Ramirez Sansano è quello di sintonizzare questo grande titolo del repertorio del balletto classico con la percezione e la chiarezza di visione del nostro tempo. Michele Merola dal canto suo declina la sua versione di Pulcinella rispettando il passato, e i grandi capolavori prodotti sul tema, ma si muove per una propria strada. Usa, come referente visivo e momento di ispirazione, le centoquattro tavole del Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi di Giovan Battista Tiepolo.
In questa, la colonna sonora è composta da alcuni brani del balletto, comprese alcune parti vocali, e dalle “escursioni” realizzate dal compositore Stefano Corrias. La contaminazione della partitura originale è dettata dall’esigenza di disporre di momenti più intimi, scarni dal punto di vista musicale, per poter chiarire chi ci sia veramente dietro la maschera di Pulcinella. Del personaggio conosciamo perlopiù il lato comico, buffo e grottesco, ma per approfondire il versante malinconico e drammatico dell’alfiere napoletano, è sembrato necessario far emergere maggiormente quanto già in parte presente nella partitura originale. Il coreografo non ha voluto seguire passo dopo passo la trama costruita nel 1920. Ne suggerisce, brevemente, l’ossatura, accenna l’intreccio, ma si concentra sulle vicende principali, che ruotano attorno a Pulcinella: il suo amore per Pimpinella, la presunta morte, il lieto fine. Pochi elementi, dai quali si parte per suggerire altro. Nel bianco e nero predominante dei costumi e della scena, compare solo una punta di rosso: è il cuore di Pulcinella, che batte al di là di ogni tentativo di farlo morire. “Così come”, precisa il coreografo, “c’è chi vorrebbe far morire il nostro paese, la nostra cultura. Ma questo suo cuore c’è, e continua a pulsare, nel bene e nel male, nel bianco e nel nero”.
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