Di Enzo Carrozzini e Alessandro D’Anchini.
L’eterna vocazione delle terre italiche meridionali. Una scogliera, una spiaggia, un pezzo di macchia mediterranea, le catene montuose degradanti verso il mare, sono visioni avute nei millenni dalle migliaia di persone venute da altre sponde del mar Mediterraneo per fuggire a realtà di guerra, carestia e distruzioni, nella speranza di conquistare ipotesi di vita. Le recentissime tragedie dell’immigrazione dai sud del mondo, l’esodo del popolo albanese del 1991, non sono novità per il sud Italia, che nei millenni è stato territorio di passaggio e conquista di antiche popolazioni africane, greche, bizantine, arabe. Il popolo italiano si è formato nel crogiolo di razze, culture e usanze differenti, ma questa peculiarità costituente la sua principale ricchezza, è sovente ignorata e disattesa in ragione di un sentimento inutilmente e colpevolmente xenofobo e razzista. Il territorio pugliese tarantino e foggiano, il versante ionico calabrese, sono esempi emblematici di come popolazioni insediatesi secoli or sono si siano integrate perfettamente nei territori, abbiamo conservato tratti importanti della loro lingua originaria, tramandando usanze, contribuendo con la loro presenza allo sviluppo culturale ed economico delle terre raggiunte.
Quello che segue è il resoconto della straordinaria esperienza vissuta al seguito di una Produzione della Tv di Stato Albanese impegnata nella preparazione di un documentario sulla comunità Arbreshe residente a San Demetrio Corone in provincia di Cosenza, erede degli immigrati albanesi insediatisi a cavallo tra il XV e XVI secolo a seguito dell’avanzata turco ottomana. La delegazione guidata dal vice direttore della Tv Pubblica Albanese. il Dottor Engjell Ndocaj, giornalista a sua volta, che ha curato in prima persona testimonianze ed interviste ai personaggi più in vista della cittadina, si avvaleva dalla competenza organizzativa del Dottor Arben Tafili, e video reporter di fama internazionale, Adriatik Bardaku, del foto reporter tarantino Alessandro D’Anchini. Il trio meraviglia di professionisti dell’informazione preparato e competente il cui precipuo scopo consisteva nel raccontare per immagini e interviste il mondo Arbreshe segnatamente nel periodo natalizio, narrando tradizioni culturali, gastronomiche e, soprattutto, musicali, (che contraddistinguono in tutto il mondo lo straordinario Popolo Albanese). Proprio La musica si è resa portatrice e testimonianza delle difficoltà e privazioni vissute in esilio del popolo Arbreshe al momento dell’insediamento, sebbene le vicende successive abbiano narrato una storia di perfetta integrazione. In San Demetrio, la cui popolazione consta circa 5000 abitanti. , Ia tradizione Arbreshe è davvero molto radicata, giovani e anziani, continuano a parlare la lingua degli avi, tramandata nei secoli e perfettamente conservata ai giorni nostri. Il nostro viaggio in San Demetrio è stato allietato dalla presenza del cantautore e scrittore Arbreshe Pino Cacozza , personalità di rilievo locale, che, come novello Virgilio, ha accompagnato la delegazione tra le caratteristiche strade del centro cosentino, facendoci assistere alle funzioni religiose nelle chiese di rito cattolico e ortodosso, con una puntata a Rossano Calabro per visitare la chiesa bizantina. E’stato davvero una sensazione commovente rilevare come dalla nutrita partecipazione dei cittadini alle funzioni traspaia il loro sentimento di sentirsi parte integrante di una comunità legata alle proprie radici culturali. La visita al Sindaco della cittadina, Cesare Marini, ha chiuso la prima giornata a San Demetrio. Primo Cittadino dagli anni ’60, con un mandato quasi ininterrotto, il Dottor Marini rappresenta degnamente la sua cittadina, pacato, erudito e di una sensibile disponibilità, ci ha raccontato i trascorsi storici della città. La seconda giornata si è svolta all’insegna dell’incontro con gli studenti del Liceo cittadino e la meraviglia di aver assistito ad una lezione tenuta interamente in lingua Arbreshe. Il festival folcloristico di canti e balli ha allietato il tardo pomeriggio permeandoci in un atmosfera medievale.
Questi alcuni tratti salienti del viaggio a San Demetrio ma tanto altro sarà documentato nello splendido reportage ideato dai responsabili della Tv Albanese, il cui titolo, secondo le indiscrezioni, dovrebbe essere:
“ Un augurio dalla Calabria “, con un possibile sottotitolo “ I fratelli augurano la terra madre “. Quest’ultimo è uno degli auguri più belli che si possa fare e che ancora oggi viene scambiato tra gli “arbreschi”, augurare la terra madre è il retaggio commovente dei padri migranti che le odierne generazioni si tramandano .
La nostra testata è grata ai responsabili della Tv di Stato Albanese per il privilegio di aver condiviso un esperienza umana e culturale pregna ed esaltante.
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