di Massimiliano Calafatello
Il 16 aprile, alle ore 21.00 in anteprima nazionale presso il Teatro Abeliano di Bari, sarà di scena Suite Escape un lavoro fra la compagnia di danza Equilibrio Dinamico e il coreografo Riccardo Buscarini.
Il coreografo piacentino elabora assieme ai danzatori il processo creativo che si articola verso un ritorno al balletto, un’indagine sulla relazione basato sulla selezione di alcuni pas de deux del repertorio classico le cui partiture musicali e coreografiche vengono rivisitate, smontate, giustapposte in una chiave personale e inedita. Il titolo si basa su un gioco di parole tra la parola suite – che in musica descrive una composizione strumentale comprendente diverse danze a ritmo alternato ma di uguale tonalità o più generalmente, l’insieme di brani strumentali tratti da più opere ed eseguiti in un unico concerto- unita alla parola escape, fuga. L’espressione ‘sweet escape’, pronunciata nello stesso modo, in inglese può intendere il concetto di fuga dolce, fuga d’amore. Il lirismo dei pas de deux, l’unione sospirata e attesa tra i protagonisti o il dramma dell’impossibilità di rimanere assieme, in Suite Escape assume contorni distorti e ancora più ampi, pieni delle ambiguità che definiscono i rapporti interpersonali. Suite Escape è fare i conti con la presenza e l’assenza, la vicinanza e il vuoto. Quattro interpreti moltiplicano per due la relazione del pas de deux attraverso l’uso di un partner work intricato e nodoso che spinge i corpi ad uscire dal proprio asse in una collaborazione di equilibri e forze che è più fuga dall’altro che compimento di un gesto armonico. Il movimento diventa così in Suite Escape mezzo di negoziazione, e il passo a due un momento di opposizione tra la volontà individuale e quella del gruppo. Un lavoro contemporaneo che fornisce una visione della danza come un’arte che si volta verso il suo passato e nel contempo sceglie la fuga da esso, un allontanamento dai propri principi originari attraverso la commistione di linguaggi personali diversi. “Suite Escape parte dall’analisi di famosi pas de deux, gran finale di ogni balletto classico. La trama è canonica: incontro, innamoramento, unione o finale tragico. Il mio lavoro pone al centro dell’attenzione non le singole trame ma il genere stesso del pas de deux e il suo linguaggio coreografico. Nella mia ricerca è centrale la questione dell’equilibrio, del controllo e del sostegno dati o ricevuti dal protagonista maschile o da quello femminile. La riscrittura del pas de deux in Suite Escape avviene in primis in termini fisici. Il dare e ricevere peso, all’altro o allo spazio, in un continuo gioco tra asse e fuori asse crea una dicotomia fra equilibrio e destabilizzazione che propone una riflessione sulla fiducia. L’illusione della leggerezza del partnering classico, si trasforma in Suite Escape in un lignaggio di “voli in caduta”, che porta l’interprete alla separazione da chi offre un sostegno ma anche, in qualche modo, rappresenta un ostacolo. Si indaga quindi sulla fuga e sul vuoto generato dall’assenza, un volume che può essere colmato dal desiderio o uno spazio potenziale in cui riconfigurare la propria indipendenza. Il modello passato si manifesta tramite la riconoscibilità coreografica e musicale, ma anche qui lo si scavalca. Il pianoforte riporta alla classe di balletto e alla musica da camera, ma anche al sottofondo di un ristorante jazz, un luogo d’incontro – ed, inevitabilmente, di scontro – tra identità diverse.
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